tradimenti
L'assistente
di erotismoepassione
25.07.2021 |
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"Capitava che venisse chiamata per attività urgenti durante il weekend o alla sera tardi e doveva assolutamente mollare i propri impegni per dedicarsi alle..."
Il Direttore Generale dell’aera Europa è una persona dispotica, stacanovista, integerrima e molto pretenziosa con le persone del suo staff e Monica è la sua assistente personale.Più volte ho assistito direttamente o indirettamente alle sue sfuriate con chi non eseguiva alla
perfezione le proprie mansioni e molte volte la sua ira la sfogava con Monica, che subiva e a volte sfogava le sue frustrazioni con pianti. Capitava che venisse chiamata per attività urgenti durante il weekend o alla sera tardi e doveva assolutamente mollare i propri impegni per dedicarsi alle nuove richieste del capo.
Col passare del tempo il D.G. aveva modificato il suo comportamento diventando più tranquillo e questa sua nuova indole giovava al suo staff, che era più sereno.
Monica ovviamente si sentiva più rilassata anche se per propria natura non abbassava mai la guardia, ma si vedeva nei suoi atteggiamenti che qualche cosa era cambiato in lei. Io lavoro spesso con Monica, sia perché il mio ruolo mi porta ad essere il braccio operativo del capo sul suolo italico e sia perché mi trovo molto bene a lavorare con Monica, persona dolce ma molto tosta e caparbia sul lavoro, oltre che intelligente.
Monica è una bella donna anche se a volte il suo modo di vestire e i suoi modi dimessi non
la valorizzano, ha circa quaranta anni, un corpo ben proporzionato anche se non appariscente ed ha due occhi blu che quando ti guardano sembrano implorarti.
Quando si tira diventa molto sexy e le persone attorno a lei lo notano, io stesso più volte le ho fatto presente che quello dovrebbe essere il suo abbigliamento standard e lei puntualmente abbozza unsorriso ed abbassa lo sguardo.
Il D.G. era partito per una settimana di incontri e riunioni all’estero e prima della partenza avevamo concordato che al suo rientro gli avrei presentato la bozza finale di un progetto a cui mi aveva chiesto di lavorare, naturalmente Monica ne era a conoscenza e che le avrei dovuto consegnare la relazione, quindi il lunedì mi manda una mail come promemoria a cui rispondo di non preoccuparsi e che avrei provveduto per tempo.
Il giorno successivo mi ritrovo un nuovo promemoria sullo stesso argomento, al che decido di passare dal suo ufficio e le dico “Monica è inutile che mi ricordi continuamente del progetto, ho parlato col capo prima che lui partisse ed ho concordato che troverà il documento al suo rientro, pertanto venerdì sera te lo inoltrerò”. Monica mi guardò con quei suoi occhi sempre un po’ tristi e dimessi e mi dice “Luca sai che il capo è molto esigente e non voglio che si arrabbi, quindi vorrei il documento prima di venerdì”. “Non è possibile Monica, aspetto dei dati da alcune società coinvolte nel progetto e so già che non li avrò prima di giovedì sera, quindi dovrai pazientare”. Lasciai il suo ufficio, che per altro è molto vicino al mio e tornai ai miei impegni.
Il mercoledì di prima mattina nuova mail di Monica sempre per lo stesso argomento, devo dire che quando dove ottenere qualche informazione, relazioni, report, etc. è un rullo compressore, ma non può stressarmi la vita così insistentemente, mi avvio serio nel suo ufficio e le dico “Monica stai scherzando col fuoco, ti ho già detto che consegnerò la relazione venerdì, anche perché i dati per completarla mi arriveranno domani sera. Non mi fare arrabbiare perché a differenza del capo ti punisco......” Mi accorsi in quel preciso istante che il suo sguardo era cambiato, da timido e remissivo ora era quasi supplichevole, ma riflettei solo successivamente sul perché. La sera stessa, erano più o meno le 19 e gli uffici erano oramai deserti, nuova mail con il solito memo. Siccome sono sicuro della sua intelligenza inizio a pensare allo sguardo della mattina e mi dico tra me e me “vuoi vedere che la
minaccia della punizione l’ha stimolata?”.
Quindi la chiamo al telefono e le dico di venire subito nel mio ufficio, dove arriva prontamente un minuto dopo. Non la faccio accomodare come faccio di solito con le persone che transitano dal mio ufficio e le dico “ti avevo promesso che ti avrei punito nel caso mi avessi sollecitato nuovamente la relazione e quindi manterrò la promessa, pertanto adesso ti fermerai in ufficio e mi preparerai la presentazione a cui sto lavorando adesso traducendola sia in inglese che in francese e me la consegnerai di persona questa sera stessa” Monica mi guarda con aria triste e dispiaciuta, prende gli appunti cartacei e torna nel suo ufficio, nel mentre, per verificare quanto la promessa della punizione possa stimolarla, le mando
un sms dove le scrivo “la prossima punizione sarà fisica, quindi stai attenta”.
Dopo un’ora circa mi manda via mail la presentazione preparata in power point e tradotta nelle due lingue richieste e nel mentre mi accingo ad esaminarla mi arriva una nuova mail da Monica con l’ennesimo sollecito…. Penso quindi che Monica voglia essere realmente punita e quindi la chiamo nuovamente nel mio ufficio. Al suo arrivo sono seduto sul bordo della scrivania con un righello in mano e le dico “ti avevo avvisata, quindi ora preparati…” lei mi guarda quasi impaurita ed abbassa lo sguardo e mi chiede timidamente “cosa vuoi farmi? E poi aggiunge a mo’ di scusa a cui lei stessa non credeva “Luca sai che voglio essere sicura di ricevere la relazione in tempo onde evitare le sfuriate del capo”, ed io di rimando “quando è troppo è troppo, metti le mani sulla scrivania e chinati in avanti”, Monica molto docilmente fa quanto le dico e poi nuovamente mi domanda “cosa mi vuoi fare?”. “Aspetta e sentirai…” e le faccio schioccare il primo colpo di righello sul suo bel culetto tondo e sodo, poi subito
dopo una secondo e un terzo, lei non dice nulla, ma sento il suo respiro aumentare, altri tre colpi in sequenza ed ancora nulla, penso “ha una bella resistenza al dolore, perché anche se i colpi non sono troppo forti non sono neanche leggeri”. Assesto altri quattro colpi e sono dieci, ma gli ultimi sono un po’ più forti dei primi.... il suo respiro aumenta ancora, quindi altri colpi sempre sul suo culo, ed aumento di volta in volta, senza però eccedere e perdere il controllo” la sento mugolare e devo dire che questa cosa mi eccita... Le ho assestato il totale venti colpi col righello e gli ultimi sono stati più intensi, ma lei non ha aperto bocca, le dico di alzarsi e poi guardandola negli occhi le dico “per oggi può bastare ma stai attenta perché la prossima volta ti punirò più severamente.... ed inoltre domani vestiti più elegantemente e soprattutto indossa una gonna” ...... con queste parole la congedo e pochi minuti dopo lascio l’ufficio. In macchina penso a quanto avvenuto poco fa e devo dire che sono eccitato, il mio cazzo preme sulla patta dei pantaloni. Arrivo a casa e mi preparo da mangiare qualche cosa
di veloce perché tra una cosa e l’altra sono già le 21; mentre mi appresto a consumare il frugale pasto, mi arriva una nuova mail da Monica e sopra c’è scritto “Caro Luca ti ricordo la relazione chiesta dal capo…” Sorrido e penso “la cosa si fa interessante” al che le mando un sms non troppo esplicito perché Monica sarà a casa col marito, con scritto “preparati per domani dovremo lavorare duramente sulla .... relazione per il capo…” la sua risposta è quasi immediata “sono consapevole dell’impegno ed arriverò preparata, buona serata”.
La notte passa non troppo velocemente, devo dire che il pensiero della giornata, ma soprattutto di ciò che farò domani con Monica mi ha eccitato, così come la sua risposta al mio sms.
Giovedì mattina appena arrivato in ufficio la chiamo da me e lei si precipita, la guardo entrare ed ammiro il suo corpo avvolto nella tenuta odierna; indossa una maglia leggera che le lascia una spalla scoperta, una gonna nera a tubo che le avvolge il bel culo, autoreggenti (ma lo scoprirò solo più tardi) nere e scarpe di velluto col tacco che le esaltano la figura; è indubbiamente sexy e penso a cosa avrà indossato sotto.... la guado negli occhi e noto che non sono più tristi come i giorni precedenti, ma hanno una luce diversa anche se sono sempre supplichevoli, e le dico “questa sera rimarrai a lavorare sino a tardi e quando gli uffici saranno deserti sarai nuovamente punita”, lei mi guarda per un attimo, poi abbassa lo sguardo e mi risponde “ne sono consapevole ho già avvisato a casa che farò tardi”
quindi la congedo e tento di concentrarmi sugli impegni della giornata. Fortunatamente tra riunioni di vario tipo (non so voi ma mi tocca farne un sacco) e attività varie sono già le 18 e puntualmente mi arrivano sia i dati mancanti per completare la famosa relazione e sia una mail di Monica che mi ricorda della (piacevole a questo punto) attività che devo eseguire per il capo e penso “si aspetta proprio una punizione esemplare…”. La faccio attendere ancora un po’, più che altro per far sì che gli uffici si svuotino, poi verso le 19 la chiamo in ufficio da me, entra e le dico di chiudere la porta. Poi mi alzo e le guardandola con eccitazione le dico “oggi sarai punita con più severità, ti avevo avvertita. Evidentemente la punizione di ieri non ti è bastata. Sono compiaciuto della tua mise odierna, ma vediamo un po’ cosa c’è sotto quella gonna”, quindi le ordino di toglierla. Lei se la sfila e rimane con le calze autoreggenti ed un minuscolo slip nero trasparente. Le giro attorno e la osservo, le ammiro il suo sedere rotondo e sodo, cerco tracce della sera precedente, ma non ne trovo. Le dico quindi appoggiarsi alla scrivania, come il giorno precedente e prendo dal cassetto una paletta da cucina in
legno che ho portato da casa. Ho pensato infatti di alternare questo strumento al righello utilizzato ieri. Lei mi guarda abbassa lo sguardo e mi dice “cosa vuoi farmi”, capisco allora che vuole sentire dalla mia voce la descrizione della punizione che subirà o forse vuole assaporare la punizione oltre che fisicamente anche verbalmente. “Adesso sentirai sulla tua pelle chiara e delicata il dolore ed il piacere della punizione”, ed il primo colpo di paletta schiocca sui bianchi glutei, poi un secondo, un terzo e via via sino ad arrivare a dieci. Il suo respiro aumenta, lo sento forte e chiaro, mi ricordava quello che generalmente percepisco durante l’atto sessuale dalle mie partner e probabilmente per lei era così.
Cambio strumento, la paletta in legno non mi ha dato soddisfazione e ritorno al righello e nel mentre le faccio sentire la mia voce “adesso proseguiamo con la punizione” e le assesto il primo colpo, che risuona chiaro nella stanza, differente dal suono contenuto dello strumento precedente. Un secondo colpo, poi un terzo, mi fermo un momento ad ammirare il culo arrossato. Con il righello sono in grado di colpire entrambi i glutei, il colpo risulta più fluido ed io ne provo più piacere, il mio cazzo è duro e preme per uscire, penso “dopo anche lui sarà soddisfatto” e continuo nella mia opera di punizione, quattro, cinque, sei e mi fermo a dieci. Monica ansima in maniera distinta, quasi in affanno, il suo culo è di un bel rosso scuro ed il lo accarezzo sentendone il calore dovuto ai colpi, lei apre un po’ le gambe, scendo a tastarle la figa che è madida, l’accarezzo facendo scorrere il dito medio tra le labbra della figa, ma senza approfondire quel contatto e la sento gemere. Poi torno nuovamente sui glutei, lei ansima ancora più forte e le dico “oggi hai ricevuto 20 colpi, hai imparato la lezione?”, lei di rimando mi dice “forse avrei bisogno anche di qualche sculacciata…” ed appoggia la guancia sulla scrivania, alza leggermente il culo ed aspetta. Ho voglia di lei, la prenderei così in quella posizione, ma desisto e le faccio provare il primo schiaffo sulle natiche, che risuona chiaro nella stanza, poi un secondo e via via sino a dieci. Il suo culo è, se possibile, ancora più scuro, lei ansima forte, le accarezzo nuovamente il culo e poi scendo sulla sua fica, lei allarga ancora un po’ di più le gambe per facilitarmi l’ispezione. È un lago, i suoi umori mi impregnano i polpastrelli e le narici, le mostro la mano che avvicino al suo viso e le dico “guarda il risultato della punizione e lei senza proferire parola, mi guarda e poi tira fuori la lingua ed inizia a leccarmi le dita e poi mi bacia la mano. La guardo e tutto ciò mi piace
da morire, ho il cazzo in tiro da un bel po’ quindi le dico “adesso inginocchiati tra le mie gambe e dai piacere al mio cazzo, che a causa tua è duro quasi da farmi male. Monica si inginocchia, mi libera il cazzo dai pantaloni e ammira per un istante quello che ha saputo suscitare in me, poi la lingua inizia ad assaggiare la cappella e ad asciugare le gocce di voglia che stanno uscendo. La sua bocca avvolge la cappella ed inizia piano piano a scendere in profondità, inizia un lento movimento su e giù aiutandosi anche con la lingua...... è brava e lo sta facendo con vera passione e piacere. Ad ogni discesa ingoia una dose maggiore del cazzo e sono io adesso a gemere, lei alza lo sguardo compiaciuta dell’effetto
che mi provoca, poi mi prende le mani e me le porta sulla sua testa, vuole che sia io a dettarle il ritmo, vuole essere sottomessa, vuole essere usata. Mi adeguo al suo gioco e la scopo in gola, lo spingo sempre più in profondità, la guardo tentare di soddisfare le mie voglie, poi decido che è ora di scopare. La faccio alzare e le dico di poggiare il culo rosso e dolorante sulla scrivania. La voglio scopare così mentre sente il bruciore della punizione ed il piacere della penetrazione. Le scosto gli slip bagnati dalle sue voglie, le alzo le gambe e la penetro con immensa facilità. È cosi bagnata che il mio cazzo le scivola dentro come un ferro incandescente nel burro…. Arrivo subito al collo dell’utero e lei geme e mi chiede di scoparla selvaggiamente, quasi con brutalità. Sento il cazzo avvolto dalla sua figa calda e umida, lo sciacquettio che la sua figa emette tanto è bagnata. Mi implora di sbatterla con più foga
ed io lo faccio… La scopo come un forsennato sempre più forte, sempre più velocemente, sino a quando la sento venire, la sento vibrare tutta e lei emette un grido liberatorio “siiiii, godo…. Vengo…. Continua non ti fermare……” continuo a scoparla e sento che sono in procinto di venire anche io.
Affondo ancora il mio cazzo dentro la sua carne tenera, mentre Monica continua a gemere e godere….
Sento che si bagna ancora di più ed è tutta un fremito. Aspetto un attimo con il cazzo tutto dentro, attendo che si quieti e poi lo estraggo, completamente bagnato dai suoi umori e le dico “adesso prendimelo in bocca e fammi godere” e lei, rendendosi conto che sono arrivato al limite, si abbassa famelica e mi assapora per l’atto finale. Sente il gusto della sua figa ed è inebriata; lo prende sino a dove può ed inizia un veloce su e giù, pochi secondi e le sborro in gola tutta la mia voglia e lei diligentemente trattiene il mio seme in bocca e lo ingoia…. È la sua prima volta, ma questo me lo scoprirò solo nei prossimi giorni. Rimaniamo così per alcuni minuti, lei continua a leccarmi la cappella e poi fa scorrere la lingua sino ai coglioni e poi ancora su. La faccio alzare e le dico “per questa sera può bastare cosi. Adesso vai a casa…” Monica si alza, mi guarda con uno sguardo di sottomissione e ringraziamento e va via. Io mi siedo sulla poltrona, prendo una salvietta umidificata e poi mi ricompongo. In macchina, mentre mi dirigo a casa, penso a quanto è successo ed al fatto che sono ancora eccitato, ho l’adrenalina in corpo e ricomincerei da capo. Quando mi arriva un sms da Monica
con scritto “grazie, avevo bisogno ed ho bisogno di tutto questo”, poi poco dopo una mail compare sul mio cellulare sempre da Monica con scritto “ti ricordo che devi consegnare la relazione”. Io sorrido e penso che domani avrà bisogno di una nuova lezione, poi le mando un sms con scritto “domani discuteremo di questa tua insistenza e credo che dovrò prendere alcuni ulteriori provvedimenti…”.
Mi faccio una doccia, ne ho bisogno, ma il mio cazzo è nuovamente in tiro, vorrei masturbarmi, ma so che non mi basterà e decido allora di pensare a ciò che potrei fare domani a Monica e mi vengono dei pensieri….
È venerdì e sono nuovamente in ufficio, sono preso da molte cose e non incrocio Monica, ma lo faccio di proposito, voglio che rimanga in attesa, sospesa sul pensiero di cosa le farò. Arrivano le 17, la relazione è pronta da un bel po’ ma non ho voluto consegnarla sino a questo momento. Chiamo la mia assistente e le dico di consegnare la relazione stampata ed impaginata, come il capo desidera, a Monica. Alle 18 mi arriva un sms da Monica dove mi scrive “credo di meritarmi una ulteriore punizione per il messaggio di ieri sera…”, leggo e sorrido, ma non rispondo. Alle 18,30 nuovo sms “ti prego non mandarmi a casa
senza essere punita…. Farò tutto ciò che vorrai, ma puniscimi, ne ho bisogno come l’aria che respiro…”
La faccio stare sulle spine ancora un po’, poi alle 19 la chiamo nel mio ufficio. Lei arriva di tutta fretta, ha il respiro quasi in affanno come chi ha svolto una attività di corsa, e mi guarda supplichevole e speranzosa. “Quindi pensi che sarebbe opportuno punirti? E se non lo volessi fare?” Ho il cazzo che già mi pulsa duro nei boxer. Monica di rimando “Ti prego puniscimi come si deve, sono disposta a subire di tutto o a fare tutto ciò che mi chiederai, ma rendimi questo weekend sopportabile con una giusta punizione”. Eccitato dalla richiesta e dai pregressi avvenimenti, decido di accontentare Monica e le ordino di sfilarsi la gonna e la camicia che indossava. La visione è ancora più eccitante di ieri e rimane con intimo molto succinto, questa volta di color perla, reggicalze in tinta e calze velate color carne, naturalmente con scarpe con il tacco ad esaltarne la postura. Decido però di cambiare
punizione, perché alla fine variare e metterci fantasia è ancora più stimolante, quindi mi slaccio le bretelle, che porto sotto il mio elegante completo, le accorcio il più possibile e le ordino di rimanere in piedi e di aprire le gambe. Monica esegue e noto la luce di paura ed eccitazione nei suoi occhi. Inizio a palparle il sedere, che adoro per la sua forma e consistenza, poi il ventre ed arrivo ai suoi seni, piccoli
ma ben proporzionati ed inizio a stuzzicarle i capezzoli. Glieli pizzico anzi li strizzo per bene, voglio vederla gemere, poi prendo le pinzette di metallo delle bretelle, posiziono un pezzo di tessuto dei kleenex, in modo che le pinzette non la feriscano e le pinzo prima un capezzolo e poi l’altro. Una smorfia di dolore sul viso di Monica, ma non emette nessun suono. Le giro attorno e lei osserva i miei movimenti, continuo ad accarezzarle il corpo quasi nudo e giungo sul monte di venere, tasto il leggero tessuto che lo ricopre e poi scendo sulle sue labbra e sento che è bagnata…. Sposto il piccolo tessuto che la protegge e le ficco un dito dentro senza preoccuparmi di fare piano, è talmente bagnata che scivola dentro senza nessun attrito, poi ne aggiungo un secondo ed inizio a masturbarla. Vederla in piedi davanti a me, con le gambe aperte che si lascia fare quello che voglio mi eccita ancor di più.
Tolgo le dita e gliele metto vicino alla bocca in modo che senta il suo odore di sesso. Lei mi guarda, tira fuori la lingua ed inizia a leccarmi le dita…. Che voglia che ho di lei, ma non è ancora ora. Prendo le altre due pinzette delle bretelle e sempre proteggendo l’interno con del tessuto di carta le pongo sulle grandi labbra, una a destra ed una a sinistra….
Un gemito esce dalle sue labbra, il viso pregno di dolore e piacere è una visione splendida e la mia voglia è sempre più intensa. La posizione quasi oscena è divina e lei ne è imbarazzata ed allo stesso tempo eccitata, le ordino di appoggiare le mani alla scrivania e di chinarsi leggermente in avanti, sono consapevole che cosi l’elastico delle bretelle si allenterà, ma non la morsa delle pinzette. Io sono dietro di lei, le accarezzo le spalle nude, faccio scorrere le mie dita lungo la schiena e ne percepisco le vibrazioni, proseguo sino a raggiungere l’incavo dei sui glutei, mi piacciono da impazzire, scendo lungo il solco e raggiungo il suo ano, lo accarezzo, lei geme al contatto, sporge il culo all’indietro vorrebbe sentire il mio dito profanarle l’orifizio anale e sentire la rosella dilatarsi, proseguo la corsa e raggiungo
la sua figa. È un lago che sta per straripare, la penetro con uno, due, tre dita brutalmente sino in fondo e mentre lo faccio la mia voce le impone di non godere, di resistere sino a quando io lo vorrò…. Il mio cazzo sta per esplodere, vorrebbe essere liberato e possederla subito, ma la sofferenza di Monica è anche il mio piacere e desisto dal farlo, non è ancora giunto il momento.....
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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